Giro dell’anno, di questo e anche degli anni che l’hanno preceduto e che seguiranno, ma non si può mai dire. La Sella dei Frugnoni con i suoi 2539 metri è il punto più alto di questa mega traversata dall’ Italia all’Austria ed è uno dei pochi valichi in quota delle Alpi Carniche di un qualche interesse montainbaikistico. Ieri forte della batteria nuova e più potente sulla Levo sono partito da Bagni di Valgrande, località vicino a Padola in Comelico ma molto meno frequentata e più spartana, con l’intenzione di portare a casa un bel giro epico. Si inizia con la ripida strada di Casamazzagno per andare a prendere il segnavia 147 che segue il versante orientale della Costa della Spina, l’avevo studiato sulla cartina tante volte ma non l’avevo mai provato. Interessante ma potevo risparmiarmi la fatica, è un vecchio sentiero frequentato solo dalle mucche pieno di buche tra le zolle d’erba con solo qualche bel tratto scorrevole. Arrivato a Casera Silvella noto con una certa preoccupazione che il livello della batteria è sceso drasticamente, se facevo l’asfalto della Val Digon non l’avrei consumata così, vabbe’ tanto dalla Sella dei Frugnoni è tutta discesa… Prossima meta Passo Silvella, ultraconosciuto per la mitica discesa della Costa della Spina, vedi https://bicidimont.com/2010/08/30/costa-della-spina/, e col cavolo che mi faccio la salita in eco, attacco il trail che il sole mangia le ore e in alto le nebbie si addensano e arrivo al passo giusto in tempo per veder spegnersi l’ultima lucetta verde sul telaio, tanto da adesso si va a piedi per 200 metri di bel sentierino a comodi tornanti fino allo scollamento avvolto ormai nelle nuvole basse. E’ fatta, imbocco il sentiero di discesa 5b fino all’Obstanser See con l’omonimo rifugio che intravedo solo quando sono giù nella conca, peccato per il panorama, amen, ma quel che conta di più è la discesa fino a Kartisch, è lì davanti a me finalmente, l’ho immaginata così tante volte che non mi fermo neanche un minuto, sembra proprio divertente un bel troj ghiaioso al punto giusto e mai troppo ripido con qualche masso ben saldo nel terreno da superare di slancio, mi piace e anche gli escursionisti di lingua tedesca sembrano apprezzare tanto che gentilmente si scansano, addirittura uno mi scatta una foto col cellulare, evvai, io per ripagare cotanta educazione cerco di scendere senza sgarfare che sennò chissà le maledizioni. Raggiunta la verde piana della Prinz Heinrich Kapelle il sentiero ha una brusca curva a destra per immettersi nella lunga serie di scalini artificiali della spettacolare mulattiera scavata nella roccia che finché son di un’ altezza decente si fanno agevolmente altrimenti bisogna inventarsi qualche numero oppure ogni tanto scendere, e che sarà mai, ho tanta strada da fare per arrivare all’auto e vale la regola primo non farsi male. Più si scende e più il sentiero diventa filante, anche gli escursionisti sono più radi e ci si diverte nei tornanti ormai senza problemi, la strada finale mi catapulta in un attimo alle prime case di Kartitsch. Urge caricare la batteria esausta nonché reidratare la gola secca e quindi sosta di un’ora al Waldruhe Hote, piccolo albergo a carattere familiare come recita il cartellone pubblicitario duecento metri prima. Nel garage dell’albergo ci sono altre due ebike in ricarica, una è guarda caso una nera Specialized Levo HT. Il programma adesso prevede il rientro al Passo di Monte Croce Comelico prima per la pista ciclabile lungo la Drava fino a San Candido e a seguire asfalto fino a Sesto: arrivo qui con troppo poca batteria per gli altri 300 metri fino al passo e allora che si fa? Davanti a me c’è la funivia del monte Elmo e allora spendiamo questi 15 euro e 60, azz…, e facciamoci qualche altra discesa, nell’ordine sentiero 3, 136 e 131 con variante finale su traccia di terra rossa nel bosco da bava alla bocca e gran finale dal passo giù in picchiata sulla sterratona segnavia 155 stile Kamikaze fino a Bagni di Valgrande.
Dopo tanta goduria un po’ di disappunto per le riprese inspiegabilmente sovraesposte della nuovo gopro nonché il cilecca del telefono nel registrare la traccia gpx, in 9 ore si sarà stufato anche lui… morale della favola poche foto salvate e l’incognita della reale distanza percorsa, 65, 70 o 80 km? 1700 o 2200 metri di dislivello? Boh, posso tranquillamente convivere con questi dubbi, il giro l’ho fatto e me lo ricorderò per un pezzo.












Bel giro!… ti seguo da un pò e ancora di più da quando usi la E-bike… che in prospettiva… per raggiunti limiti d’età! …
P.S – la 2° batteria nello zaino è obbligatoria per questi dislivelli… e cmq da quello che si intuisce fra le righe dei vari test e sopratutto dall’offerte nel mercato dell’usato la batteria (e la sua affidabilità) è il vero tallone d’Achille della Specialized almeno fino a quest’anno! per il prossimo… il problema è stato risolto, così dicono…
Alla prossima, Maurizio
Grazie Maurizio! La batteria di riserva ce l’ho già è che devo decidermi a non portare nello zaino due fotocamere, il gimbal, il treppiedino, la roba da mangiare, gli attrezzi per la bici, etc. Poi fra tre anni ci saranno, spero, batterie da 1 kg e tutto si risolverà 😉
Ciao!