Crostis nella nebbia

Il bello di questa attività, la mountainbike, , è l’improvvisazione, la capacità di adattarsi alle varie situazioni che possono nascere nel corso di una gita a seconda degli imprevisti, delle condizioni meteo, della forma fisica, di idee scaturite mentre si pedala, avere sempre un piano B e magari C. Sembra che i manager giapponesi siano quasi costretti a partecipare a qualche trekking tipo il Cammino di Santiago per migliorare le proprie capacità di adattamento alle difficoltà psicofisiche utili in futuro, a sentire loro, a dirigere un’azienda, e una volta In Real Life scoppiano e non ce la fanno a continuare, m’immagino spesso i miei capi di qualche tempo fa in situazioni così, haha.

Ero partito da Ravascletto per la Panoramica delle Vette con l’idea di provare quel sentiero per Tualis che mi sono sempre ripromesso di scendere e per una cosa o per l’altra non ho mai percorso, è l’inizio d’estate e già l’afa si fa sentire anche se pedalare nelle prime ore del mattino assistiti dallo Shimano EP8 è sempre un bell’andare. Con l’avanzare delle ore sulla cima del Crostis s’accumula la condensa, salire avvolti dalla nebbia calda non è in fondo un problema e quando arrivo poco sotto la vetta, che quando sono con la bici evito sempre, la visibilità verso sud è praticamente nulla, meglio invece sul versante ovest, quello della famigerata discesa a Givigliana fatta non so quante volte e non so più quanto tempo fa. Sarà l’ambiente un po’ scottish che mi attizza e scatta la molla, decido all’istante di scendere di là e allungare così la gita perché da Rigolato dovrò risalire a Ravascletto ma con la nuova batteria da 720Wh ho un mondo nuovo si spalanca davanti a me. Scendendo dal Crostis fra l’erba che copre la traccia e in mezzo alla nebbia la velocità è modesta ma non importa, il momento è di quelli importanti. La mulattiera della Prima Guerra è sì un po’ rovinata ma ha guadagnato negli anni dei nuovi cartelli CAI ed è impossibile perderla, a Sella Bioichia torna il sole e iniziano i bellissimi tornanti nel bosco che portano a Givigliana, sosta alla fontana d’obbligo dove scambio due parole con una signora del posto, una dei 23 residenti estivi quando d’inverno rimangono solo in 11, e poi di nuovo giù nei tornanti al fresco dell’abetaia fino alle case Sglinghin 1500 metri più in basso della cima, una rarità nella nostra regione.

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