Mega giro old school, anzi no, giro che unisce idealmente il vecchio e il nuovo modo di fare mountainbike, mulattiere di guerra del ’15 trasformate in perfetti single track, salvo qualche brusca interruzione, salite difficili e con tratti esposti e discese da fare a manetta su terreno ideale in uno dei boschi più belli della Carnia, quasi un controsenso. Rimarranno delusi solo gli amanti del trial alla slovena, per intenderci, perchè i passaggi tecnici si trovano solo in due tratti in salita, dove bisogna procedere, un piede davanti l’altro con la bici in spalla, su un esile traccia esposta sopra frane da paura: è la terza volta che passo di qua e il sentiero è sempre più rovinato, dove nel 2009 si passava tranquilli adesso bisogna veramente fare attenzione, magari una sistematina ai sentieri ci starebbe anche, no?
Si parte dal ponte con parcheggio sotto Dierico, salita subito bastarda per arrivare al paese giusto per rompere il fiato, continuando su asfalto per il Rifugio Chianeipade. Passate le ultime case si prosegue per un po’ fino ad una costruzione dell’acquedotto sulla sinistra: prendere a sinistra la mulattiera senza segnavia che sale a zete sul fianco sud del M.Zouf, è una vecchia strada militare abbandonata pedalabile con una certa difficoltà – relativamente al mezzo e alla propria gamba- con belle viste sul Sernio e Torre Nuviernulis, è sotto queste cime, distanti in linea d’aria, che scenderemo alla fine del giro, tanto per farsi un idea di cosa stiamo per affrontare. La mulattiera ad un certo punto finisce, una vecchia frana gigantesca se ne è mangiata una bella fetta e non resta che affrontare la prima difficoltà della giornata: con attenzione, bici in spalla, bypassare il tratto franato sul sentierino striminzito e riprendere la mulattiera nel bosco più avanti come nulla fosse, qualche p%rc# magari ci scappa, ma vabbe’. In prossimità di una baita a sinistra conviene risalire il prato fino alla casetta e prendere la forestale bella larga a destra verso il Rifugio Chianeipade, ignorare la deviazione per quest’ultimo e continuare dritti per Casera Turriee. Per arrivare alla casera ad un bivio bisogna girare a destra per scendere sul letto del Rio Cullar, dove la strada ha termine, e prendere il sentiero 438 bici a mano che in 250 metri di salita porta alla Forca omonima, che oltre ad essere un posto stupendo ha pure una fontana di acqua freschissima per dissetarci a dovere. La prima salita è conclusa, come tempi siamo a metà giro e possiamo trastullarci per un po’ sui bellissimi prati pregustando la goduria della prima discesa che ci aspetta. Dalla casera guardando verso sud la cima del Cullar l’itinerario prosegue a destra sul 435 (a sinistra sul 435a si scende invece in Val Aupa, vedi mio post Ritorno al Futuro, 7 maggio 2011), e dopo i primi metri in saliscendi inizia un entusiasmante discesa mediamente tecnica ma veloce che oltrepassa Casera Forchiutta e continua fino alla sella di quota 1246 metri dove arriva la forestale dalla Val Aupa. Qui c’è la possibilità di chiudere più brevemente il giro scendendo a destra sul bel 434 direttamente al ponte sotto Dierico, ma sarebbe un peccato non continuare. Da qui si torna a pedalare, dritti, direzione sud, su ampia forestale con percorso a saliscendi fino a Forca Zof di Fau dopo aver passato anche Forca Griffon. È sempre il sentiero 435 a indicarci la via da seguire, di nuovo bici a mano, ma dopo poche centinaia di metri si giunge ad una minuscola selletta nel bosco dove il sentiero segnato gira a sinistra sull’altro versante: si deve invece proseguire dritti sulla mulattiera di guerra in piano, un po’ rovinata ma pedalabile, finchè inizia a scendere (notevoli le massicciate ben conservate) con bel percorso a zig zag fino a congiungersi col troj 437 che scende dal Foran de la Gjaline. Seguirlo in discesa a destra fino al bivio con il 437b che si ignora continuando invece a sinistra per arrivare, ormai fuori dal bosco, alla seconda zona disastrata della giornata. Ravanando sui torrenti in secca, bici in spalla quasi sempre, si ritorna nel bosco e si riprende il sentiero più o meno agibile, ma è solo un illusione, ci aspetta il passaggino finale infame quanto basta, e a seguire l’ultima risalita di dieci metri su troj quasi verticale però non più esposto: il colpo di grazia alle poche energie rimaste. E neanche a farlo apposta da qui in poi il 437 diventa pedalabile, e in un crescendo pazzesco si trasforma in una fantastica discesa, alternando prati bellissimi a toboga con sponde naturali da sogno che neanche il Monte Cucco, 400 metri da fare d’un fiato fino alle prime case di Dioor, e qui il sorriso inebetito di fine giro tipico del biker ti viene anche se non vuoi.
Grande e indomito pedalatore. Hai mai provato con una ruota sola ? vedi questo, http://www.youtube.com/watch?v=Km72h-g12vY
Ciao, Gianni Fasan
Eeeh va bene un solo rapporto ma… UNA SOLA RUOTA?!?
Mi era giunta voce del tuo nuovo passatempo, complimentoni a te e a tuo figlio!
Ehilà, ogni tanto rispunto fuori… sarà la bella stagione 😀
Stavo progettando il giro da Dierico col rientro sul 434… poi sono capitato sul questo post che non mi ricordavo e con la descrizione che dai del tratto finale mi hai fatto venire appetito.
Così colgo l’occasione per due domandine:
Dopo la Forca Zouf di Fau tu dici di abbandonare il 435 per prendere una mulattiera a destra. Intendi più o meno quel tratteggio nero che c’è sulla tabacco?
Immagino poi che il tratto “pestifero” di cui parli sia quello della zona di casera Vintulins. Quanto tempo ci vuole circa ad attraversarlo prima di prendere la discesa finale?
Mandi
bentornato spargher! la mulattiera è proprio quella, tratteggiata in nero sulla tabacco e sempre larga e pedalabile, i casini li trovi dopo il guado a q.1137 fino ai ruderi di cas. vintulins causa erosione del sentiero, lo stesso problema del tratto iniziale nella frana sotto il monte zouf 1248 m… se vai poi riporta pure qui le tue impressioni, grazie.
happy trails!
Probabilmente sarà uno dei miei prossimi giri, tranquillo, non mancherò di aggiornarti sulla situazione 🙂
Bel giro, fatto ieri. Per evitare la frana del M. Zouf abbiamo preso l’altra strada che sale direttamente al Chianeipade dove ci siamo trovati davanti innumerevoli rampe oltre il 30% dove abbiamo già dovuto iniziare a spingere…
Poi la prima discesa niente male, l’avevo fatta in salita tempo fa per prendere il monoman trail.
Molto gradevole e divertente il tratto sulla mulattiera, quando si abbandona il 435, fino al torrente.
Da lì ci si trova davanti il tratto che hai descritto molto bene. Non so se è meglio o peggio, ma effettivamente decisamente impegnativo e con qualche passaggio un po’ pericoloso.
Poi la discesa finale molto bella. Purtroppo, dopo gli ultimi stavoli, quando il sentiero entra nel colatoio, ci siamo trovati davanti una “processione” di tronchi destinati a qualche segheria locale, sui quali abbiamo dovuto camminare bici a mano per una 50ina di metri di dislivello http://goo.gl/w9b2h .
In alternatva, se non l’hai gia fatto, si potrebbe esplorare il 437b, che dovrebbe single track fino a circa quota 750… vedrò se riesco a tornarci quest’anno.
Saluti e grazie per le info!
Perfetto, mi confermi che il traverso finale diventa ogni anno più insidioso, un vero peccato. La salita al Chianeipade l’ho fatta una volta e mi è bastata, meglio passare per la frana. Mi dispiace per voi che dopo i ravani del giro non vi siete goduti al meglio la discesa finale che avrebbe risollevato il morale, questa è la montagna in Friuli sempre più dismessa, agriturismi a parte, ovviamente. Il 437b non lo conosco, mi sembra una variante recente e chissà magari più interessante, si potrebbe provarla assieme 🙂 Grazie a te del resoconto e buona giornata!
tra i sentieri di oggi abbiamo fatto anche quelli descritti qui. situazione: da turriee a forca griffon ottima. pista forestale fino zouf di fau ottima. da li tutta pedalabile anche la salita iniziale fino al traverso dopo l impluvio del foran . traverso e salita seguente quasi tutta a spinta fino allo scollinamento poi sentiero tutto ciclabile fino a dioor.
Grazie delle info, sono sempre utili. Ciao!
Sono passati ben 2 anni, ma alla fine, per battezzare la mia nuova bici “abominevole” 😉 oggi sono stato a vedere com’è il 437b.
Intanto siamo saliti passando per la frana… beh… la frana, con un po’ di prudenza, si passa, ma il problema è il resto del sentiero, ormai divorato dalla vegetazione, se nessun pulisce tempo 1 o due anni e sparisce tutto. Bisognerebbe capire se la forestale che sale al Chianeipade da Paularo è trasitabile: un boscaiolo ci ha detto che un paio di anni fa era franata ma non sa com’è ora. Proseguendo poi tutto ok, la prima parte della mulattiera militare è sempre fenomenale. Infine il 437b non è proprio il massimo ma quasi interamente ciclabile, praticamente è una classica discesona nel sottobosco tra radici pietre e foglie dove però non si possono mollarei freni. Comunque sicuramente meglio del ravano sul 437 dopo il torrente… lì non ci tornerei.
In sintesi, trovando una buona variante per salire al Chianeipade, ci tornerei comunque.
Buone pedalate!
Ciao Piter, ravanare è cosa buona e giusta 😉 Bravi, adesso un giro così sinceramente non lo rifarei una quarta volta, però mi fa piacere che non sia cancellato per sempre, in fondo è stato uno dei miei giri preferiti in assoluto.
Ravane on!
I devoti a San Spingismo (FrEe Ul BiKeRs) sono risaliti recentemente fino alla Creta di Mezzodì. Super discesa verso Lovea passando per il rif. Sernio. Buone pedalate a tutti
Bravi! Ricordi lontani oramai 🙂