Pensieri sparsi del primo sabato post lockdown. Ci son due tipi di persone per il modo di come sono usciti da questa lunghissima quarantena del coronavirus, quelli che sono coscienti del cambiamento epocale che stiamo vivendo e quelli invece che inconsapevoli vivono ancora negli stereotipi della vita di sempre, l’imortanza delle apparenze, la frenesia, il lamentarsi di tutto, pensare solo ai soldi. Prendiamo il signor C., il mio vicino di casa che oggi vedendomi scendere dal primo piano con la bici in spalla attacca una tiritera sul fango e lo sporco che secondo lui spargo qua e là sulle scale, io non rispondo neanche tanto sono concentrato sul primo giro in mtb dopo 54 giorni d’isolamento, solo quando sono in strada mi scappa un “ma va’ a cagare” che grazie alla mascherina che indosso spero non abbia sentito.
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Mezz’ora dopo sono lì che pedalo in mezzo ai campi, tanti a camminare, correre o in bici ed è evidente la voglia in tutti di stare finalmente all’aria aperta e al sole e tanti, nonostante la mascherina, accennano un saluto, cosa rara solo qualche mese fa quando ognuna stava un po’ per i fatti suoi.
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Grazie motars! Verrebbe da dire dopo aver scoperto in colpevole ritardo che anche nel territorio comunale di Udine esistono preziosi single track preparati e frequentati dagli enduristi lungo l’argine del Torre che adesso come adesso sono la nostra ancora di salvezza, divertenti quanto basta per passare due ore vicino casa senza spostarsi con l’auto e complice la stupenda giornata di sole primaverile mi sono sembrati belli quanto quelli delle nostre montagne. Montagne che prima o poi bisognerà tornare a frequentare, vero Fedriga?