Cos’hanno in comune Jason Bourne, Matt Hunter e Julius Kugy? Niente, probabilmente, è solo il frutto della mia fervida immaginazione che me li fa apparire come un’unica entità, un essere geneticamente modificato in un qualche laboratorio occulto austro-canadese-statunitense… eh, lo so, aver rivisto Dark Angel di recente fa questo effetto, Jessica Alba ne fa un altro invece. C’è però un posto in Dolomiti dove per muoversi sarebbe utile avere le doti di questi tre personaggi apparentemente così lontani fra loro, la capacità di rendersi invisibili al proprio passaggio, l’adattabilità a dormire all’aperto senza tenda, la velocità nello spostarsi in sella alla bike, e, non ultimo, la voglia di salire una bella montagna godendo dell’ambiente e della solitudine. E perché poi non abbinare una bella sciatina con gli snowblades sui nevai quasi estivi a un meraviglioso single track di pura razza dolomitica per unire il meglio dei due mondi? La cima? Piatta e Alta, si chiama così, Cima Piatta Alta o Hochebenkofel in tedesco, in Val Campo di Dentro nelle Dolomiti di Sesto: veramente la valle dopo il rifugio Tre Scarperi sarebbe vietata alle mtb per via della Riserva Naturale di Non So Cosa, ma, si sa, qui e in altri posti mettono divieti alle bici così non arrivino le masse di biker, e quasi hanno ragione. La soluzione: stay low, spostarsi senza dare nell’occhio, scegliere un giorno infrasettimanale magari prima che apra la stagione, arrivare sul far della sera al parking a 1500 metri in Val Campo di Dentro, partire carichi come muli in bici con scietti, scarponi, sacco bivacco e giacca in piumino nello zaino, bypassare il Tre Scarperi e proseguire in piano nel fondovalle su bellissimo sentiero, continuare fin dove le energie ce lo consentono per bivaccare in una delle tante belle radure verdeggianti fra gli alberi. Cena frugale senza accendere fuochi, e l’indomani appena fa chiaro giù dalle brande, colazione rapida e dopo aver occultato la bici e il materiale da bivacco via in marcia con lo zaino più leggero, a piedi comunque è tutta un’altra storia. Il vallone di salita è semplicemente spettacolare, la visione delle Tre Cime alle nostre spalle diventa via via più grandiosa, la mattina presto è facile incontrare camosci e galli forcelli nell’Hangenalptal e arrivando ai pendii sotto il pianoro sommitale sui residui di neve c’è anche un pittoresco passaggio fra le roccette da superare. Dalla cima di 2900 metri panorama spaziante (© Luigino), rimanere senza parole è la norma in queste situazioni, e ci aspetta ancora la sciatina sui nevai, una piacevole camminata fra i mughi per finire in bellezza con i single track fino al parcheggio.
La prima volta qui è stato credo quattordici anni fa, tutto in giornata partendo da Udine, era metà giugno e un meteo spettacolare, mi mangio le mani ancora adesso a pensare di non aver fatto neanche una foto ma avevo la scusa di dover alleggerire lo zaino il più possibile. Quest’anno son voluto tornare ossessionato dal posto e dalla voglia di un’ultima sciata, ma la neve caduta nei giorni scorsi ha spezzato il mio sogno di arrivare in cima e a 2450 ne ho avuto abbastanza di fare la traccia in 30-40 cm di neve bagnata, il pendio finale non tanto sicuro e l’aria decisamente freddina mi hanno fatto decidere per il dietrofront. La sciata non è stata quella gran cosa, niente firn come volevo ma qualche serie di curve mi sono riuscite, grattatine sui sassi comprese, ma sono riuscito a divertirmi ugualmente, poi quattro passi a piedi fra i mughi, cambio assetto e giù in sella alla mtb su un sentiero che solo le Dolomiti sanno regalare, fondo da compattissimo a poco ghiaioso, qualche gradinetto roccioso da superare in scioltezza, serpentine facili e rettilinei fantastici nel bosco, una goduria fino al parcheggio.
Sentieri così bisogna ovviamente affrontarli ad andatura controllata, no derapate e freeminkiate, non bisogna lasciare alcuna traccia del proprio passaggio e neanche spaventare la fauna, perché un conto è essere un pochetto abusivi, un conto è comportarsi da selvaggi quali in fondo non siamo, la full da 180 e le protezioni stavolta si lasciano a casa, basta una Yeti e il K2 Route, casco 2X1 omologato per sci e bici. 😉












