Certe volte mi prende quella voglia di fare un giro in bici nella maniera più semplice, forse banale, possibile, mettere in uno zainetto giusto due-tre barrette e l’acqua, niente protezioni, telecamerine, vestiti di ricambio, casco da idrocefalo e menate varie e partire con la front per un giro di tutto il giorno, lungo ma facile, quasi al limite del cicloturismo, si fa per dire, soprattutto senza l’assillo della discesa supertecnica a tutti i costi, pedalare leggeri per tante ore all’aria aperta giusto per godersi l’ambiente e basta, una specie di mtb dietetica, ma… non era così che avevamo cominciato???
Erano più di dieci anni che avevo un conto in sospeso con la traversata dell’Arvenis da Fielis di Zuglio a Lauco, quella volta si aveva sotto il sedere bici assemblate nel padovano con improbabili telai in alluminio scatolato simil mountain cycle dalla rigidità inesistente… e le cadute erano all’ordine del giorno. Fatto sta che in un tornante ghiaioso ero svolato spaccando la leva del freno anteriore, piegata come lamierino, solo in queste occasioni impari qual è il freno tra i due che conta di più quando la strada va all’ingiù. Credo che sia stata l’unica volta che sono sceso su una sterrata scortato ai lati da altri due biker che letteralmente mi frenavano con le loro braccia!!! Ad ogni modo ieri mi sono ampiamente rifatto della brutta esperienza passata. Ecco come.
Partito da Caneva di Tolmezzo per l’asfalto, volendo su pista ciclabile a lato, fino a Zuglio e poi su a Fielis, ancora su per la terribile strada sterrata a Malga Dauda, pendenza max 33%, scendendo più volte a piedi quando i polmoni scoppiano. Alla malga bici a mano per il sentierino a sinistra, SW, tabella in legno illeggibile, che entra nel bosco e con percorso altamente panoramico porta alla Costa Navantes, il crestone erboso SE del Dauda. Arrivati allo spigolo del crestone, splendida vista sulle montagne tolmezzine, bisogna risalire ripidamente per 80 metri il faticoso sentiero segnato con bolli gialli fino ad arrivare ad una più comoda mulattiera che si segue in salita fin sotto la cima del Dauda ai 1700 metri di quota, punto più alto del percorso. Da qui a Villa Santina, tranne un breve tratto in contropendenza dopo Vinaio, è una bellissima picchiata di circa 20 km e 1400 metri, e pazienza se il troj vero e proprio è lungo solo 1 km, quel che conta è scendere in sella alla bici per una buona ora passando dal sentiero alla sterrata e ai 55 kmh della strada asfaltata di Lauco per fermarsi giusto alla fine, al segnale di stop in centro a Villa Santina.
Lo so, non è un giro che può piacere a tutti i biker, ma era un bel pezzo che non mi divertivo tanto 😉