Grandiosa traversata di cresta lungo strade militari e sentieri austriaci della Prima Guerra Mondiale perfettamente percorribili oggi con le mtb, terapeutica per chi, come me, ha bisogno di sfuggire ogni tanto alle strette e dirupate valli friulane. Come ogni traversata di cresta che si rispetti presenta numerosi saliscendi, che a fine giornata si fanno sentire nelle gambe, e il dislivello accumulato, 1600 metri e passa, sembra alla fine molto di più, per cui è bene essere allenati a dovere per non stramazzare nelle ultime risalite prima della discesa finale nella Valle di San Silvestro. Discesa finale che, tra l’altro, ha il piccolo, o grande, a seconda del proprio modo di intendere la mtb, inconveniente di essere per metà single track, e per l’altra metà sterrata e asfalto, togliendo un po’ di bellezza all’insieme del giro, per altro fino a quel momento spettacolare.
Diciamo che se fosse tutto single track sarebbe la Gita Perfetta, quella che ogni biker sogna di trovare, prima o poi, nella sua vita sui pedali, l’ha cercata per anni, ci si è spesso avvicinato, ma alla fine c’è stato sempre qualcosa che ha compromesso il risultato: accontentiamoci, si fa per dire, degli stupendi sentieri, tutti sopra i 2000 metri di quota, a cavallo della cresta appena percorsa.
Itinerario.
Usciti da Dobbiaco in direzione Nord si entra nella Valle di San Silvestro fino al bivio per Franadega/Frondeigen: lasciare qui l’auto, piccolo parcheggio sulla destra, e proseguire in bici sulla strada asfaltata in salita, passare la località Schöneggen dove finisce la strada asfaltata ( divieto di transito da qui in poi) e proseguire su sterrata nell’incantevole Silvestertal dove si trovano i primi cartelli dell’Alta Via di Dobbiaco/Toblacher Hohenweg, contrassegnata più avanti con il segnavia H. Arrivati in prossimità della Silvesteralm continuare sulla sterrata ignorando le indicazioni sulla sinistra del sentiero 1 e dell’Alta Via, che riprenderemo in alto, passare la malga e arrivare all’incrocio di stradine sulla selletta a 1800 metri: seguire la strada militare, Militarweg, e le indicazioni per il Markinkele/Cornetto di Confine. Per arrivare su questa cima, dove inizia la vera e propria traversata di cresta, ci aspetta una salita di 700 metri di dislivello su comoda strada militare che risale con lunghe zete tutto il crinale sud dello Strickberg in un crescendo spettacolare in quanto a panorami sulle Dolomiti di Sesto,Tre Cime di Lavaredo e Val Pusteria che da soli valgono un viaggio da queste parti. Quando, ai 2500 metri, la strada finalmente spiana e scende brevemente alla conca sotto il Markinkele, si entra in un altro mondo, essenziale, ridotto a tre elementi: il blu intenso del cielo, il verde dei pascoli, e il bianco sporco del sentiero davanti alla ruota della bici, e tutto diventa più semplice, la salita in piedi sui pedali e la successiva discesa, sempre in pedi sui pedali!, diventano un gioco faticoso ma bellissimo, un fantastico su e giù dove il piacere della guida dei nostri mezzi meccanici la fa da padrone.
Dal Cornetto di Confine al Corno Alto l’Hohenweg passa sotto varie cime minori, la più alta è il Corno di Fana/Toblacher Pfannhorn 2663 m, molto frequentato dagli escursionisti da quando hanno riadattato a rifugio una vecchia caserma militare sul crinale sud a 2300 metri, con la costruzione della relativa stradella al posto della vecchia mulattiera militare: è stata così cancellata una fantastica discesa in mtb su una particolarissima mulattiera di ciotoli piatti, tipo quelli che al mare si fanno rimbalzare sull’acqua, che scendeva per 700 metri a stretti tornanti sul filo del crinale, del genere tuffo in valle. Peccato veramente, a questo punto del giro scendere di qua sarebbe un delitto anche in caso di ripiego. Continuando la traversata, qui contrassegnata anche con il 25a/24, si passa la Bocchetta di Fana e si affronta l’ultima salitina,a piedi, fin sotto il Corno Alto/Hochhorn. La discesa a Franadega, l’ho già detto, è bella a metà, ma dopo 5/6 ore di grande mountainbiking va bene anche così, e la voglia di birra fresca fa apprezzare anche 300 metri di dislivello sprecati su una sterratona.
