Clima settembrino dopo le intense piogge d’inizio mese che si adatta perfettamente a un epic tour come questo, la traversata dal Comelico alla Valle della Drava passando per l’Obstanser See ripetuta dopo sei anni con diverse varianti qualcuna meritevole altre no, è il bello delle esplorazioni estive. Partire la mattina presto da poco sotto Malga Coltrondo ha diversi vantaggi e un grande svantaggio come capirò al ritorno: sentieri in discesa poco trafficati vista l’ora, luce fantastica alle 10 di mattina per riprese col drone da sogno, ma, un grosso ma, il ritorno all ‘auto in salita è abbastanza una rottura di scatole e se poi finisce la batteria so’ cazzi.
Alle 11 di mattina in forcella, Sella Frugnoni per l’esattezza, nel punto più alto del giro per me è abbastanza insolito, zero fame e zero sete ma una barretta la mangio lo stesso per abitudine. Neanche una nuvola in cielo, finalmente!, e dopo un paio di pano 360 col mini 3 è un vero piacere scendere in bici nell’arietta fresca dei 2500 metri giù al lago verde smeraldo, posto incantevole e quasi sconosciuto agli italiani ma frequentatissimo dagli escursionisti di lingua tedesca. Passato il lago e il rifugio omonimo arriva la parte migliore, sentiero a tornanti mai troppo ripido con fondo ghiaiosetto ma ben ciclabile fino alla verdissima valletta a 1950 metri dove invece inizia la parte rognosa con le ripide scalinate che ricordavo abbastanza toste ma fattibili e che invece a distanza di anni mi sono sembrate più ostiche per via dell’erosione del terreno, una piaga comune a tutti i percorsi di mtb simili, uno a caso tanto per dire la Val Sassovecchio dal Rifugio Locatelli. Sono però solo 130-150 metri di dislivello che si possono anche scendere in parte a piedi, in arrampicata si diceva “A0”. A seguire un bel tratto flow e qualche serpentina nel bosco fino alla sorpresa dal sapore vagamente italiano, la nuova sterratona al posto del sentiero ma tanto siamo quasi a fondovalle e manca poco a Kartitsch.
Dalla carta Tabacco avevo adocchiato un sentiero per l’ultima discesa dal nome promettente, Wiesenweg= sentiero dei prati, ma arrivato lì un cartello di divieto alle bici mi spiazza, mi guardo in giro un attimo e visto che nei dintorni non c’è anima viva (forse perchè è venerdì) decido di fare l’italiano e via a pedalare, e meno male perchè è un single track a mezzacosta e in leggera discesa da favola, la classica ciliegina sulla torta.
Dai 2531 metri della SellaFrugnoni ai 1079 metri del paesino di Tassenbach e la traversata e il divertimento si possono considerare terminati, non resta che immergersi nel delirio ferragostano delle piste ciclabili, da Sillian a San Candido affollata da improbabili ciclisti delle vacanze chi su ebike a noleggio chi su cancelli anni ’90 che verrebbe quasi da dire (cit.) ” che vazza di ciclisti fevvagostani, dei vevi lanzichenecchi, non hanno neanche la Motevva”. La cosa strana è che mi sembrava di andare contromano, ci fosse stato uno che pedalava nel mio senso di marcia guarda caso in leggera salita, quando mai, troppa fatica! Molto più godibile la ciclabile da San Candido a Moso, non asfaltata, di pomeriggio sempre nell’ombra nella frescura del Sexten Bach e soprattutto frequentata da biker di tutt’altra categoria, niente gente a piedi sulla ciclabile col cane e telefonino in mano per intenderci.
A rifare il giro partirei senza dubbio da Moso, e magari usando la funivia del Monte Elmo da Versciaco, il ritorno all’auto in salita non è nel mio stile e lì la scelta di un posto per la birra finale è varia e assortita, meno male che, arrivato alla macchina dopo aver spinto a piedi la bici negli ultimi cento metri di risalita con la batteria dopo 60 km e 1650 metri di dislivello ormai morta, mi aspettavano due Moretti ghiacciate nel super frigo comprato per queste occasioni, marca Igloo un nome una garanzia, i 70 euro meglio spesi dell’anno.
Per finire come non raccontare della pastora più bella delle Alpi (e in moto da trial) incontrata sotto il Col Quaternà la mattina presto o il giovane capriolo che ha attraversato la strada mentre spingevo a fatica la bici a mano alle 5 del pomeriggio e al mio fischio per niente impaurito si è fermato, si è girato verso di me per diversi secondi prima di continuare verso il bosco con passo tranquillo, spettacoli della Natura che solo nel Comelico meraviglioso.
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