La Val Fleons è stata da sempre, per me, la discesa estiva da fare almeno una volta all’anno, troppo bella la verde e solitaria vallata che dai 2250 metri di Passo Sesis, sotto il Peralba, scende incurvata verso est fino alla Stretta dei Fleons e a Pierabech, 1200 metri di single track e mulattiera da manuale della mtb. La salita però è sempre stata una brutta bestia da affrontare, la sterrata della Val Avanza per Casera di Casa Vecchia non concede riposo, soprattutto nel tratto lastricato nel bosco, spesso viscido, per non parlare dei tornanti quasi proibitivi che salgono al Rifugio Calvi, ai quali vanno aggiunti gli ultimi 150 metri da fare a piedi per arrivare a Passo Sesis. Qui è meglio arrivare non spompati del tutto altrimenti il divertimento in discesa va a farsi benedire, ecco allora che la strategia da adottare in salita deve essere per forza una sola: ANDARE PIANO. E oggi, grazie ad un insperato giorno di ferie, nel fresco del dopo temporale ho affrontato con la dovuta rilassatezza il male necessario, la salita intendo, anche se questo non mi ha evitato di arrivare al Calvi in crisi di fame: uno strudel e una coca, niente birra più durante le salite, ho imparato la lezione :), e poi su al passo avvolto nelle nuvole. Passare dai 29° di casa mia da un mese a questa parte ai 12° di Passo Sesis di oggi era già un buon motivo per venire quassù, ma già che ci siamo adesso diamoci da fare sul troj! I primi tornanti sono un po’ un ravano, e anche il primo tratto scavato dall’acqua, quasi mezzo metro di trincea, non è quello che si dice il massimo del divertimento. Quando senti già le avvisaglie del pacco in arrivo, tipico del giro ambient, di colpo la situazione migliora, si comincia a mollare i freni e più si perde quota e più la goduria aumenta, Fleons è sempre Fleons e non ti tradisce mai. Sotto la Marzocchi da 170 i sassi del sentiero sembrano il ghiaino del cortile ed è un gioco passare allegramente sopra tutto, e saltellare qualche gradino qua e là, sarà la forcella, sarà la bici, o sarà la nuova maglietta Dakine che fa tanto Thomas Vanderham… beh, dai, non esageriamo… fattosta’ che mentre scendo verso Malga Fleons bassa e sfrutto i dossi per qualche mini salto vedo all’improvviso il temuto branco di scaut- li becco sempre qua ogni estate!- e in una frazione di secondo, ormai impossibilitato a frenare, decido di passargli di lato salutandoli con un “Tranquilli” che credo abbia risolto la situazione. Ormai convinto di essere solo lungo la discesa continuo nella mia megavalanche ma ad ogni cunetta da saltare trovo altri gruppetti sparpagliati simili al primo: ma non sanno di camminare SU UNA PISTA DI MTB??? Anche qui me la cavo un po’ frenando e un po’ accelerando, a seconda dei casi, e funziona… così in poco tempo arrivo in vista della cava di marmo alla fine della discesa e subito dopo all’auto.
Best Fleons ever.

Bello il tuo blog! Parli come un maître à penser delle due ruote, un santone che ci illumina sull’arte di andare a tor par i mont con il culo in sella. Yeah, continua così fratello, espandi le nostre coscienze atrofizzate alla scrivania, presto seguiremo i tuoi passi…
Hasta luego, compadre!
Grazie, ricordami di offrirti una vera birra la prossima volta che ci si vede. Ma mi raccomando: lascia stare i santini/oni, che qui non ne vedo 😉