Le esplosioni durarono tutta la notte, il rumore giungeva in lontananza da ovest e nella stazione di controllo Lanza IV sul pianeta Mukluk 2 con noi tre, io, Julian e Pavel buttati giù dalle brande ma preparati da giorni ad un’evenienza del genere era iniziata frenetica l’operazione di sgombero, ognuno sapeva esattamente cosa fare. Le notizie che giungevano dal Comando Centrale giù nella sterminata pianura erano in realtà abbastanza contraddittorie ma il protocollo in questi casi prevedeva di abbandonare la stazione alle prime luci dell’alba e scendere da quella strana montagna in mezzo al nulla con ogni mezzo a disposizione, bisognava solo lasciare i sensori esterni attivi e le aviocamere automatizzate in azione, tutto il resto doveva essere reso inutilizzabile da chiunque fosse arrivato lì dopo di noi. Erano già le 6 quando i miei compagni dopo un frettoloso saluto (dovevamo rivederci comunque di lì a pochi giorni) avevano calzati gli sci per risalire il crinale di fronte alla stazione e scendere nella valle sottostante e guardandoli allontanarsi col tele della mia videocamera portatile Bolex Mini Sixteen K pensai fra me “Che strano modo di spostarsi su questo pianeta del cavolo” ma nel frattempo mi compiacevo di avere scelto l’unico altro mezzo rimasto a disposizione, quella strana bici con le gomme larghe che nessuno voleva mai usare per le perlustrazioni di routine delle settimane precedenti, forse l’ingegnere pazzo che l’aveva progettata si era ispirato ai vecchi Rover lunari degli anni ’60.
Nella strana luce del nuovo giorno mi misi in sella alla F-Bike, nello zaino avevo da mangiare e bere per un paio di giorni e la fida aviocamera sopra la mia testa era pronta a segnalarmi eventuali pericoli di fronte a me, ma nonostante la situazione d’emergenza e una seppur minima apprensione tutto sembrava sotto controllo, la pista che avevo scelto passava per delle vallette ancora innevate ma più in giù s’intravedevano i prati verdi coperti dai crocus primaverili già di un bel violetto fosforescente, in fondo questo sperduto pianeta non era del tutto insignificante. Fu così che io e i miei due compagni, anche se con strade diverse, riuscimmo a salvarci dagli attacchi dei giorni seguenti e lasciare Mukluk 2 a differenza di tanti altri giù nelle pianure che non ebbero nessuna via di scampo. Nella mia memoria rimarrà per sempre la desolante bellezza di quelle montagne, chissà, forse quando tutto questo sarà finito ci tornerò.